Si terrΓ questβanno a Firenze, il 2-3 febbraio 2018, lβInaugurazione dellβAnno Giudiziario dei penalisti italiani. Un evento che tradizionalmente si distingue per essere non un momento di celebrazione rituale, ma per voler essere, al contrario, una effettiva occasione di incontro e di confronto con tutte le componenti del mondo della giustizia. Lβinaugurazione fiorentina sarΓ questβanno dedicata al rapporto fra politica e giustizia, come nodo irrisolto della modernizzazione dellβordinamento giudiziario e del processo penale. Lβinformazione, lβaccademia e la magistratura stessa saranno chiamate a riflettere su questo rapporto, analizzandone cause e ragioni profonde, allβinterno di un confronto nellβambito del quale sarΓ Β tuttavia lβavvocatura ad assumere su se stessa lβonere di prospettare direttamente alla politica ipotesi di riforma e soluzioni possibili.
Lβesperienza maturata dallβUCPI nellβambito della raccolta di firme per la proposta di iniziativa popolare per la riforma costituzionale della βseparazione delle carriereβ ha dimostrato come sia possibile costruire il consenso politico intorno a progetti di reale riforma della giustizia ritenuti minoritari, che invece dimostrano la loro straordinaria capacitΓ² trainante.
Lβavvocatura, consapevole della propria capacitΓ di proporsi non solo come soggetto politico, ma anche come interprete delle istanze di rinnovamento istituzionale, non puΓ² dunque sottrarsi allβonere di proporre unβidea per la giustizia, fra riforma dei codici e riforma ordinamentale, che sia costruita intorno ad alcuni principi costituzionali ed alle garanzie fondamentali dei cittadini.
Come ci Γ¨ capitato di osservare in occasione della scorsa inaugurazione dellβanno giudiziario di Matera 2017, nellβattuale contesto le figure di legislatore, di giudice e di accusatore ne escono, non solo visibilmente distorte, ma spesso sovrapposte allβinterno di una indistinta funzione palingenetica, tanto carica di aspettative, quanto produttiva di un pericoloso risentimento sociale, nel quale nasce la piΓΉ deleteria delle distorsioni: il buon legislatore Γ¨ quello che fornisce allβarsenale del processo penale pene esemplari e strumenti repressivi,Β il pubblico ministero Γ¨ sempre il giustiziere che estirpa il male, il giudice che assolve un traditore delle aspettative popolari.
Ricostruire la figura del giudice e ridefinire il ruolo delle procure, semplificare il processo penale rifondando la centralitΓ del dibattimento, decomprimere il sistema penale, difendere i riti speciali, sono i temi sui quali si incentrano le proposte dei penalisti.
Gli stessi accenti preoccupati con i quali si sono, in questa e nelle precedenti inaugurazioni, ufficialmente denunciate le sempre piΓΉ gravi derive del processo mediatico, dovrebbero essere oggetto di una riflessione tanto seria da superare i limiti della rituale condanna, ed indurre davvero ad una sostanziale inversione di marcia, anche in questo caso fondata sulla proposta di adesione ad una serie di regole semplici e chiare alle quali adeguare i comportamenti dellβinformazione, delle procure e delle forze di polizia.
Un simile ampio fronte di intervento e di discussione deve aprirsi sulla attuazione della riforma dellβesecuzione penale e del processo di sorveglianza, che Γ¨ giunta oramai alla sua fase legislativa finale. Si tratta di una delega che ha fatto sorgere grandi aspettative essendo note da tempo le condizioni critiche nelle quali versano lβuniverso carcerario e quello delle misure alternative. La realizzazione della riforma si deve confrontare inevitabilmente con almeno due scenari. Quello del sovraffollamento carcerario che ha nuovamente raggiunto livelli incompatibili con ogni forma di trattamento, e quello di una riforma che la ha bisogno di un formidabile sostegno culturale, e di una magistratura moderna che sappia essere interprete del nuovo modello, attuandone lo spirito nella luce dei valori della costituzione.
Tutte le forze politiche, presto chiamate ad un difficile confronto elettorale, potranno qui apprezzare quelle che saranno le linee guida di una possibile, quanto inevitabile, riforma di sistema.